lunedì 1 novembre 2010

Fattoria Casabianca: Quel Brunello che invece si chiama "Belsedere"


Buongiorno miei commensali.
Oggi andiamo a Murlo, in provincia di Siena e precisamente presso Fattoria Casabianca. Lo scenario è affascinante. Una Tenuta di 650 ettari incontaminati, quasi del tutto selvaggi. Per le strade sterrate puoi incontrare la selvaggina del posto, in uno scenario fra natura e vigneti. Ossia dove l'uomo ha messo mano, senza incidere e snaturare ciò che è evoluto nel tempo e nella storia. Si perchè si parla anche di storia, questa terra ha ospitato gli Etruschi e le strutture oggi utilizzate per i soggiorni, risalgono al 1200(lasciate nel loro decoro originario). Qui si viene, per assaggiare una magica atmosfera e si cerca di dimenticare quel caos sociale da cui proveniamo, artificiale e disordinato. Ovviamente l'enoturismo lo fa da padrona. Tale Azienda si trova nella Docg Chianti "Colli Senesi" ed ha vitati 66 Ettari, in prevalenza in Sangiovese Grosso. Proprio così, quel vitigno che viene utilizzato per il Brunello di Montalcino. Infatti ci troviamo a 10 km dalla Docg Montalcino, siamo naturalmente separati dal corso del fiume Ombrone. Sinceramente, pensavo che potesse essere una sfortuna commerciale, produrre così vicino a Montalcino e non fregiarsi di una nota denominazione. Invece ho capito che è una grande nota distintiva, ossia trovarsi vicino a Siena e fare degli interessantissimi vini pieni di eleganza, che sono un'alternativa vincente per chi ama fare percorsi enogastronomici pionieristici. Un'azienda che si divide tra lavorazioni tecnologiche e tradizionali (come la follatura in barriques aperte, una lavorazione che per ora ho ammirato solo qui).
Parliamo dei vini. La linea si contraddistingue da una pulizia al palato generale. Quindi ogni vino qui proposto, non va ad annullare il lavoro della cucina e la scelta delle pietanze. Ma le accompagna, con eleganza non invasiva, come la bellezza di una donna che diviene timida, dinanzi allo sguardo di un uomo. Tutta la gamma vuole permanere nel tempo, superare i gusti delle mode e raggiungere un'infinità temporale. Questo perchè, questi vini non vogliono incantare con ruffianerie, ma darti sensazioni pure della terra. Ossia la risposta del frutto alla stagione meteorologica, e la mano dell'uomo lo accompagna dalla terra in cui è nato fino alla bottiglia, che quando sarà pronta arriverà in punta di piedi sulle nostre tavole. La gamma è completa. Un Vermentino molto interessante nei sentori, con buona acidità e una delicata sapidità. Ovviamente troviamo 2 tipologie di Chianti Colli Senesi (un entry level ed una riserva fatta con Sangiovese grosso ed un affinamento in legno prolungato). Il Locareto, etichetta nuova di quest'anno, che è un Canaiolo in purezza. Un vitigno utilizzato da sempre per il blend del Chianti, che generalmente è difficile che si esprima nella sua purezza. Il tono del colore non è molto carico nel bicchiere, nel naso esprime eleganti note di frutta rossa ancora non matura, mentre al palato si avvolge in una rotondità data da un tannino minimo con un retrogusto mandorlato che permane per parecchio tempo. Senz'altro un'esperienza affascinante. Il "Belsedere" fa parte della categoria dei grndi vini da dover acquistare 2 bottiglie (una la bevi subito e l'altra si apre dopo qualche anno, in una serata semplicemente spontanea fatta di giusti commensali ed emozioni improvvise). Intanto chiariamo il nome "Belsedere", chè il nome del vitigno a Sangiovese grosso (5 cloni tra cui il "Biondi-Santi), la cui uva serve a produrre questo vino. Belsedere perchè circa 100 anni fa su quell'appezzamento pare ci lavorasse una contadina dagli avvenenti fianchi o semplicemente "Belsedere" perchè quella terra è stata baciata dalla fortuna (sono contento che non si trovi a Roma. Immaginate la modifica che avvrebbe questo appellativo). Vi dico semplicemente, che questo è un vino inizialmente quasi severo, che deve farsi attendere nel bicchiere. Le note di frutta maturano piano piano e i sentori terziari si abbracciano piano piano ai secondari. Il legno si ammalgama e non si lascia a virtuosismi ed invadenze. Al palato evidenzia una buona acidità ed una tannicità robusta ma non dozzinale, che donano a questo vino un'estrema longevità. Un bicchiere che evolve nel tempo che riposa e ci dona continue emozioni. Senz'altro la seconda bottiglia va bevuta dopo molto tempo. Queste emozioni, sono proprio di quell'uomo che ammira quella donna bella ed elegante e la sua carezza viene separata da un filo impercettibile di timidezza. Questo è proprio Belsedere: l'emozione di un Brunello che invece si chiama Belsedere......

ps Da Aprile andate a visitare questa azienda. Vi emozionerete.

Andrea Avena

mercoledì 10 febbraio 2010

Il bevitore deve fare esperienza


Buonasera miei commensali lettori.
Oggi osservavo dei giovani che bevevano del Gewurztraminer ed erano entusiasti. Una delle mie prime degustazioni furono di questo vitigno. Non ero ancora sommellier. Quel giorno ebbi l'illusione, di aver degustato i vini più buoni della mia vita.
Non sto asserendo che tale vitigno non sia di mio gradimento. Più che altro, ho notato che i miei gusti sono variati e le mie idee sul vino con il tempo si sono ampliate.
Ora apprezzo i vini del Lazio insieme agli eleganti piemontesi. Sono affascinato dalle bollicine metodo classico delle più svariate regioni. Cerco degli impensabili ed intriganti charmat. In sintesi dico che un bevitore, deve essere curioso e sperimentare nuove esperienze. Non si può pretendere, che una etichetta abbia le stesse caratteristiche negli anni. Le annate possono essere fortunate a seconda delle zone e soprattutto le scelte produttive potrebbero essere variate. Io diffiderei, a degustare un vino che nelle diverse annate sia sempre uguale. Una volta le generazioni precedenti, erano abituate a bere sempre lo stesso vino. Parliamo di un approccio veramente abitudinario e superato. Adesso c'è l possibilità di trovare esercenti sempre più preparati e la speranza è che i consumatori siano sempre propensi a novità e non siano chiusi da pregiudizi. La scelta di un vino non deve essere una responsabilità, ma una condivisione di sensazioni, che possono condurre ad uno spensierato dialogo.
Un'ultima considerazione. Troppo spesso i ristoratori propongono delle carte dei vini scontate e giusticano ciò, dicendo che il cliente non capisce nulla (ebbene si, da rappresentante Vi confido questa triste realtà, proprio quella persona che ti sorride e ti dice un finto grazie mentre paghi il conto). Allora perchè non metterli in difficoltà, con richieste impreviste, non scontate e sensate. E se quell'affermazione fosse l'alibi di una propria carenza conoscitiva? Metteteli in crisi, fate che quell'antipatico ricarico sia il frutto di un'attenta selezione. Iniziate a bere e scoprire vini diversi per ampliare i propri gusti e avrete delle sorprese inaspettate. Vi accorgerete, che vi piaccione molte più cose di quello che pensavate e che il vino più buono potrebbe essere diverso ogni giorno...
Bevete con moderazione, ma divertitevi in questo fiume eterogeneo di prodotti.
Un saluto...anzi alla salute
Avenander

domenica 7 febbraio 2010

Un Bicchier di vino


Il vino unisce gli sconosciuti.
E' un simpatico aneddoto davanti ai propri commensali.
Esprime l'essenza sincera dell'essere umano
che sia bella o brutta.
Questa bevanda spesso mette d'accordo tutti,
anche coloro cha la pensano differentemente.
Si abbina perfettamente al nostro buon cibo.
Ogni suo produttore ha una storia e una filosofia da trasmettere.
Ha fama in tutto il mondo e molti ci invidiano come lo produciamo.
Quando è buono porta un atmosfera speciale.
Infatti quando si pensa ad un evento irripetibile
quanti di noi lo desiderano passare davanti ad una bottiglia di quelle speciali?
E poi per amarlo non bisogna essere capiscioni..
non è un sapere da ostentare,
ma è un semplice modo di amare.
Non devi andare per forza a Vinitaly,
ma puoi apprezzarne le sue qualità da casa.
Oppure puoi andare dal contadino più vicino
e di sicuro ti accoglierà con un abbraccio
e sorridendo ti offrirà un sincero bicchier di vino.
Buona Domenica

martedì 2 febbraio 2010

Colle Picchioni una casa familiare vitivinicola


Buonasera a tutti,
mi scuso per la latitanza, ma spesso trovo difficoltà a trovare l'ispirazione ed il tempo per scrivere. Sarà mia premura farlo più assiduamente con post meno lunghi.

Oggi ho portato delle persone presso Colle Picchioni, nelle vicinanze di Castel Gandolfo (per i romani "Ar Colle"). Vi invito a visitare questa azienda non solo per la loro produzione di vini di qualità (Vi ricordo che in cronologia Il Vassallo è il Primo Tre Bicchieri del Lazio), ma per lo speciale clima di convivialità della famiglia Di Mauro (proprietà dell'azienda). Questa azienda era una casa estiva. Voluta con insistenza dalla Sig.ra Paola Di Mauro alla fine degli anni '60. Grazie alla determinazione di questa donna che ha intrapreso studi enologici approfonditi che nel 1976 parte l'avventura del primo vino imbottigliato.
Ma oggi non parlerò di vino, ma di sensazioni. Quando si entra in questa azienda, si nota che non c'è il cancello. Per me significa, che tale casa è di accesso libero a tutti e che qui si troverà ospitalità, qualche simpatico aneddoto e probabilmente un ottimo bicchier di vino. Voglio esaltare un lato molto trascurato di questo settore. Spesso il consumatore ha paura di sceglier un vino in mezzo a troppi commensali a tavola.Si sente responsabilizzato e giudicato. Questo perchè negli ultimi anni, si è enfatizzato un aspetto troppo narcisista di questo ambiente di appassionati del vino e tutti si sentono più belli con questi calicioni "roteanti" e nasi annusanti.
Non ci dimentichiamo che il vino fa parte della storia intima dell'uomo, di quello più semplice. Il contadino rurale, legato alla propria terra, apprensivo e intimamente pauroso delle intemperie naturali. Pensiamo alla grandine, pochi giorni prima della vendemmia e all'apprensione di chi ha lavorato in un anno alacramente e rischia di non coglierne i frutti. Dentro un bicchier di vino c'è tutto questo e non ce lo dimentichiamo. Cerchiamo di sorseggiarlo con dolcezza e non berlo con eccessiva foga, apprezzandone ogni suo sentimento contenuto.
Ringrazio la famiglia Di Mauro, perchè in ogni suo bicchiere, in trasparenza vedo i loro occhi che ti accolgono con un tenero sorriso. Un consiglio: Andateli a trovare (preavvisateli), che troverete una "seconda casa".
Alla Salute
www.collepicchioni.it

giovedì 25 settembre 2008

Incontro con la Società Agricola Fortediga



Mercoledì 24 Settembre 2008 presso l'Hotel "La Pergola" (Magliano Sabino) abbiamo incontrato privatamente il sales manager Carlo Lavuri (Fortediga). In un mercoledì di impegno calcistico infrasettimanale (ancora non so i risultati) facciamo conoscenza con una persona schietta e decisa del panorama enologico. Abbiamo iniziato Con il visitare la maestosa cantina del ristorante. Fermo le immagini di questa persona e mi accorgo immediatamente della sua passione. Nel prendere le bottiglie e riporle negli scaffali, si vede l'immenso rispetto che ha della bottiglia (Mi sembrava di guardare un immaggine de "L'ultimo Samurai -sinuosità e perfezione dei movimenti).

Successivamente abbiamo avuto la fortuna di abbinare della splendida chianina (quella vera) con l'intera produzione di Fortediga. La cosa che mi ha colpito subito di questi bicchieri è di sentire "la Maremma in bocca" nonostante l'utilizzo di vitigni internazionali selezionati (quindi si può ottenere lo stesso risultato senza Sangiovese). L'enologo Alberto Antonini (che vi assicuro ha un curriculum di spessore internazionale - per es:Tignanello Vi dice qualcosa?) non solo è partito da un progetto sperimentale in una terra prima mai vitata, ma è riuscito nell'intento dove falliscono molti. E' riuscito ha sintetizzare la qualità che rappresenta la tipicità del proprio territorio di provenienza.

Infatti parliamo di un Maremma Igt di qualità intensa. La produzione di bottiglie è minima (Sodamagri e Salebro sono in tutto 6000). Si parla di 7000 impianti per ettaro in uno splendido terreno argilloso, calcareo attraversato dal fiume Salebro. Una terra fortunata e dove Fortediga ha iniziato da pochi anni questo progetto ambizioso, raggiungendo dei risultati qualitativi immediati. La prima annata di Fortediga ha preso 90/100 da Parker e il Salebro 94/100. Credo che il suo biglietto di presentazione (entry level o vino base per i blasfemi) ci faccia presagire degli sviluppi evolutivi futuri di sicuro interesse. Il Fortediga 2006 (Cabernet Franc/Cabernet Sauvignon e Syrah) stupisce per la sua morbidezza e pulizia. La persistenza al palato è notevole e lascia delle note speziate a lungo . Del Sodamagri (Syrah in purezza) sorprende per la somiglianza ai vini della Còtes du Rhone. Visivamente è splendidamente rosso rubino, ma intenso inchiostrato in maniera decisa. Olfattivamente richiama alla frutta rossa matura, con intense speziature e cioccolata che è un tipico sentore terziario (che provengono dall'affinamento). Al palato è una forza della natura, che esprime vigore dai suoi tannini, chiudendo con una persistenza minerale. Il Salebro l'ultimo figlioletto, è uno straordinario blend (Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon 45-55%). E' una vera poesia concentrata nel bicchiere. Ti accarezza al palato con un tannino morbido ed equilibrato. La cosa che mi ha sorpreso che l'affinamento è di 15 mesi in barrique, ma fortunatamente non è intrusivo come spesso succede. Infatti questa osservazione mi è stata confermata dalle parole di Lavuri, che mi ha precisato che la barrique deve essere uno strumento per impreziosire il risultato, ma deve nascondersi in esso. Ossia essere artefice del prodotto, fondendosi nella sua totalità indivisibile.
Non voglio prolungarmi oltre, ma Vi informo che è nata una realtà di estremo interesse enologico. Ascoltando e guardando un uomo sincero e schietto come i propri vini, auguro che tale abnegazione lavorativa possa essere ripagata da soddisfazioni professionali e commerciali. La bottiglia può essere menzognera, mentre il bicchiere è sempre sincero. Fortediga non dice mai bugie (per approfondimenti http://www.fortediga.it/).
Si ringrazia il ristorante dell'Hotel La Pergola, per il suo servizio impeccabile e gentile (Solo per la carta dei vini ne vale la pena)
Un saluto da Avenander

martedì 23 settembre 2008

Crisi economica e ristorazione


Apro il giornale e abbiamo allarmanti prospettive di congettura economica negativa. Il caso Alitalia imperversa mediaticamente il palinsesto generale del mondo informativo. Caro Gasolio, caro bollette e le nostre tasche sono meno piene. Quesito : ma quanto sono piene o quanto sono vuote? Agisco in un mercato, dove non vendo un bene di prima necessità e quindi ne risente parecchio di questo negativismo cronico. Però è un patrimonio culturale, denso di storia e fascino. Quindi è un mercato da proteggere. Il mio consiglio, prima di tutto è prendere coscienza delle proprie possibilità economiche e gestirle con intelligenza. La prima soluzione è bere e andare al ristorante di meno. (Adesso mi prendo una carattettata di insulti dagli esercenti della ristorazione). Ma soprattutto andare per mangiare e bere meglio (sto migliorando). Ossia spesso per avere un "conto amico" ci rechiamo da improvvisatori ed alchimisti della ristorazione. Si, quei geni che "ti fanno mangiare parecchio, bere tantissimo e ti fanno pagare poco". Stiamo parlando della caritas? Lì purtroppo non ti fanno mangiare tanto, perchè sono troppe le bocche da sfamare. Sono ristoratori che non Vi offrono prodotti certificati di qualità, dove le condizioni igieniche delle cucine sono al limite e dove si gioca sull'ignoranza del consumatore. E poi il magico vino della casa...(fatto con bustine e acqua del biondo Tevere?)
Il vino nella botte secondo me deve sparire. Perchè? Perchè non c'è nessuna provenienza. Non viene indicato il metodo di lavorazione e soprattutto quelle botti vengono lavate? E se fossero lavate con prodotti igienicamente idonei (magari usano qualche detersivo o acido - tanto lo verrete a sapere?)? In questa crisi prospetto un consumatore più attento e intelligente. Andate di meno al ristorante, ma in posti dove ci sono prodotti di qualità, un personale professionale e una location che fa diventare il momento magico di emozioni. La globalizzazione sta appiattendo le nostre papille gustative. Andiamo presso ristoranti scialbi e anonimi e routiniziamo ciclicamente le nostre passioni. Abbandoniamo l'abitudine e cerchiamo momenti più rari, ma speciali ed indimenticabili. Rivolgiamoci a ristoratori che hanno sposato la crociata della qualità. E poi vedrete se metteste la calcalotrice alla mano, avrete delle sorprese piacevoli (un'esempio 4*30 fa 120 mentre 50*2 fa 100) e un palato finalmente soddisfatto. Aspetto con piacere delle Vostre osservazioni. Un saluto.

Avenander

mercoledì 17 settembre 2008

Da un semplice foglio bianco mi presento



Ciao appassionati,

mi presento sono Andrea Avena (Avenander per gli amici). Sono un sommelier di Roma e agente di commercio sempre nel campo enogastronomico. Con questo blog desidero avvicinare i neofiti e non, al mondo del buon cibo e bere bene. Cercherò di trattare l'argomento senza atteggiamenti da saccente, ma in una chiave semplice. L'enogastronomia è un mondo ampio denso di cultura e storia internazionale. Un esempio...lo sapevate che il Malbec in Argentina è arrivato grazie ad un guasto di una nave francese? Infatti l'equipaggio non avevano denaro per pagare il danno subito dalla nave e riuscirono a saldare il conto regalando delle barbatelle di "Malbec". Vi ricordo che l'anima di questi prodotti sono i contadini, fattori, produttori che spesso si identificano in classi sociali e culturali differenti. Essi sono uniti da un comune denominatore: L'Amore per la terra. Le sinergie di questi differenti attori, creano un magico mix di idee che spesso creano più che prodotti dei gioielli. Un esempio i formaggi della fattoria Morella che ho degustato sabato 13 Settembre. Questa azienda si trova a Trevi (pg) e si caratterizza per produrre tutto ciò che serve nella filliera produttiva (dal foraggio alla vitamina). Mi ha sorpreso l'entusiasmo della famiglia Morella. Se vedete la dirigenza l'apparenza farebbe pensare alla classica azienda a conduzione familiare, ma poi vieni a sapere che vendono il latte ad una nota azienda italiana di Bologna. Per esempio ho imparato che il formaggio non va assolutamente conservato in frigorifero, ma è necessario che si ravvivano i fermenti in maniera che il prodotto abbia la sua naturale evoluzione. Ovviamente il prodotto industriale (non è questo il caso Ve lo assicuro) ha altri trattamenti e l'integrità del prodotto spesso va ad interferire con il risultato al palato (la globalizzazione sta comportando l'annullamento dei sapori che vanno persi nella memoria). Un altro esempio è la storia della Azienda Agricola Paolo Monti (http://www.paolomonti.it/) che produce vini premiati utilizzando tecniche innovative, ma per utilizzare il barbera su un terreno è servito l'assenso di un contadino sordo-muto!!!!

In sintesi Vi voglio raccontare in maniera umana le mie esperienze enogastronomiche. Dalla visita al produttore di vino alla gita fuori porta a sagre. A questo punto per i miei lettori consiglio di recarsi in questi giorni a Lariano per la sagra del fungo porcino.
Vi racconterò i miei giudizi sulla ristorazione romana a 360° da chi a mio giudizio fa il proprio dovere professionale a coloro che invece negativamente sono solo dei commercianti a cui interessa solo il guadagno e non il risultato finale. Spero di creare una comunity dove scambiarci informazioni e opinioni con la giusta libertà emotiva. Vi scriverò quanto prima.
Vi ringrazio dell'attenzione.
Un saluto
Avenander